Quante notti solitarie e assorte
sui libri chino e quante albe
dai vetri ingialliti ho ammirato
finché il sole le mani mi scaldava.
Tempi duri colmi d’ideali,
di splendide speranze e sacrifici
mentre alla luce di un abat jour
stanco d’anatomia m’addormentavo.
Com’è lontana la giovinezza mia,
un fiore che all’alba germogliava
e rapida al tramonto si chiudeva!
Dolce malinconia mi segna il viso
e la pelle dagli anni ormai scalfita
quando penso a quelle pietre lisce
che saltellando infilzavano le onde.
Dove sono le estati dal grano dorato,
i pantaloni a zampa e la camicie a fiori,
il primo amore, il primo bacio,
la prima delusione che ancora brucia?
Scoppiettano e si spengono i ricordi
come i falò accesi in riva al mare
sotto il chiarore delle luna e delle stelle.
Vivranno forse in questa mia poesia
scritta nella notte che ho rubato al sonno,
tra vecchi cimeli di polvere e ruggine.

– GAETANO CATALANI

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