Gemeremo per infinite spiagge
strozzeremo i singhiozzi nella gola
arsa di sale e muoveremo passi
tronchi ed esausti nella rena greve
tra futili vestigia di passato
fatuo e perduto come vano pianto.

Non un filo di brezza, non un raggio
di sole fenderà la luce bigia
e plumbea ed irrisolta. Non un segno
d’insetti nella sabbia, non un grido
di vita da un uccello. L’orizzonte
senza dune né poggi e quell’orrore
di immenso mare cupo, piatto, inerte,
muto come olio morto. Occulto un demone
ci forzerà al cammino, ad ingoiare
lacrime e vuoto e durerà in eterno
quell’espiare il non aver vissuto.

– TULLIO MARIANI

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