Avrei voluto tanto vivere qui
nell’occidente dei miraggi,
un pensiero fisso nella mente:
sentirsi donna libera e scegliersi la vita
con un filo di rossetto, un trucco leggero;
vestire alla moda come le amiche,
i capelli sciolti al vento della giovinezza.
Avrei voluto vivere quell’amore,
bello come il sole di ragazzo,
con un padre dalle carezze d’oro
ed un bacio, un perdono al posto
di un coltello conficcato nella gola.
Mi hanno sepolta due palmi sottoterra
nel campo dei pomodori dietro casa,
buttata là, volta alla mecca;
un panno sporco agli occhi del Corano.

E qua dove la campagna dolcemente
s’indora d’albe e tramonti
si è fermata la mia pena.
Cammina ora la mia ombra
nel coro dei compagni,
libera nel canto dei vent’anni;
cuciti sulla pelle gli ultimi vestiti
dei grandi magazzini:
una maglietta fucsia, un pantalone bianco.
Corriamo incontro alla città,
alla gioia di un ballo, di una pizzeria.
Sono Hina e sotto la terra
stanno le mie piccole cose a un braccio
da quel cielo dove ora riposo
e dove Dio non ha nome, non ha volto
ma solo luminosa, sconfinata compassione,
amore immenso di padre, senza tempo,
senza confini.

– CARMELO CONSOLI




Dedicata a Hina Saleem
uccisa nel 2006 a Brescia
dal padre di religione mussulmana.

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